I luoghi del festival di Riaperture

Il tema della prima edizione del festival di Riaperture è dedicato ai luoghi comuni: quelli della realtà che ci circonda, da smontare e riconsiderare, e quelli della città. I luoghi comuni, quelli che in qualche modo ci appartengono, come comunità, e che molto spesso crediamo non sia più possibile rivederli vitali e aperti.

Riaperture è un festival di fotografia che risponde a questa duplice esigenza, e parte da Ferrara per andare a stanare i luoghi comuni del mondo, per fare un giro lungo lungo e ritornare però da dove si è partiti. E infatti le mostre saranno ospitate dentro spazi chiusi, o parzialmente riaperti, o appena riaperti. Dentro spazi pubblici, o privati. Spazi che hanno avuto un ruolo, una funzione, e ora ne hanno, o potranno avere, un’altra completamente diversa. Luoghi comuni da rigenerare, appunto.

Ma insomma, quali saranno i luoghi fisici dove si troveranno le tredici mostre di Riaperture? Undici progetti fotografici, più le due esposizioni composte con le opere del concorso fotografico nazionale e quello riservato alle scuole superiori di Ferrara. Le troverete in queste sei location, come si usa dire, più un’altra che verrà annunciata nei prossimi giorni: saranno tutte accessibili anche ai disabili. Ecco l’elenco:

– Factory Grisù
– Palazzo Prosperi Sacrati
– Auditorium Conservatorio “G.Frescobaldi”
– Ex Istituto Case Popolari ACER
– negozio via Garibaldi 1
– negozio via Borgo dei leoni 31

Indirizzi e link a Google Maps li potete trovare nella sezione dei luoghi del festival, dove presto ci sarà anche la mappa di Ferrara in pdf da scaricare.

Dal 17 al 19 marzo 2017 la fotografia riaccende la luce su quella Ferrara che non si vede in cartolina o sui libri di storia: la Ferrara dell’ex caserme dei pompieri, delle ex case popolari, dei negozi chiusi, di spazi in ristrutturazione. Quella Ferrara brulicante vita (passata o futura) che, fosse anche solo per tre giorni, tornerà a illuminarsi proprio grazie alla fotografia. Il festival Riaperture è fatto per chi «non vuole lasciarsi stare, dietro o da-vanti alla macchina fotografica», e risponde alla necessità di guardare alla realtà che ci circonda, sia locale che globale, con occhi nuovi. «Giudizi, valori, situazioni: tutto prende una luce diversa, più autentica e laterale, e la macchina fotografica diventa lo strumento per smuovere la terra sotto ai nostri piedi, vedere cosa c’è sopra, sotto, fuori, dentro».