Reale

La fotografia è l’essenza della realtà e la sua negazione. Quanto di più vero possa essere prodotto, perché la fotografia è la riproduzione della realtà, senza alterazioni. Quanto di più falso possa essere realizzato, perché la fotografia è anche immobile, artificiale, filtrata, riproducibile. Riaperture riparte dal Reale: la seconda edizione del festival di fotografia a Ferrara indagherà tutte le contraddizioni dell’esistente. Reale è la cruda e onesta raffigurazione di ciò che accade nelle nostre vite. Reale è il falso progettato dall’autore che diventa tangibile, vivo e dunque realtà nel momento dello scatto. Reale è la sensazione che la fotografia scaturisce in chi la guarda, e dalle pareti non escono alieni ma domande, reazioni sottocutanee e cerebrali, emotive: l’indagine costante dell’osservare, l’ossessione meticolosa di assorbire tutte le possibilità di un’immagine, ridandole ulteriore vita dopo che l’autore ha congelato l’istante. Reale è la visione del fotografo, che può decidere di costruire interamente la scena, ma implementando un mondo tutto suo, dunque autentico nella sua onestà artistica. Reale è il saper prendere posizione: la fotografia illumina le nostre identità, a seconda di come reagiamo. Noi siamo questi, questa è la mia realtà. Tutti dobbiamo farci i conti.

Riaperture è il festival della fotografia che riapre gli spazi chiusi di Ferrara: luoghi comuni perché appartengono alla comunità, siano essi privati o pubblici, legati dal destino di far parte della storia comune di una città. Spazi che hanno un vissuto alle loro spalle, che hanno avuto mille usi e scopi diversi, che assumono durante il festival la stessa funzione: diffondere immagini. Non sono musei, non sono luoghi pensati per diventare sedi espositive: sono spazi terribilmente reali nel ricordarci le nostre inadempienze da cittadini, il loro abbandono, e nel saperci infondere proprio nel reale una nuova linfa, quando sappiamo rigenerarli e rilanciarli. Lontano da ogni retorica della rappresentazione, Riaperture è il festival che porta storie “vere” in luoghi “veri”. Reali. Porta la realtà tra le mani di chi guarda, senza spiegarla, sussurandola o sognandola o sbattendola in faccia allo spettatore. Tutto è reale: gli spazi del festival, che non sono cartoline ma circostanze intimamente correlate alle nostre vite, passate, presenti o future. Tutto è reale: le intenzioni dell’autore, i risultati dell’opera, le nostre reazioni emotive.

Reale è l’indagine costante della fotografia: profonda, costante e meticolosa ricerca di tutte le possibilità della vita. La seconda edizione di Riaperture inizia con un dubbio: abbiamo esplorato davvero tutte le possibilità di un elemento, una situazione, un problema? Conosciamo tutte le possibili reali soluzioni? Ogni mezzo di indagine è lecito: la surrealtà non nega la realtà ma anzi la sostituisce, la rispecchia, la ricrea ancora più vera. La realtà smette di essere reale se distogliamo lo sguardo: luoghi chiusi diventano miti, leggende e poi oblio. Riaprirli significa riportarli alla realtà. La realtà è liquida, è lo spazio circostante che si modifica nel dialogo con gli allestimenti, assumendo nuove forme che ne rendono, ora sì, viva la sua percezione. Dietro una foto appesa o una porta chiusa, alla fine di un progetto fotografico o di due weekend di un festival, ci sono state e ci saranno sempre e solo domande. Da portare con sé nella realtà di tutti i santi giorni: ma che cosa stiamo guardando?