Koudelka fotografa la Terra Santa

Koudelka fotografa la Terra Santa

un film di Gilad Baram

sabato 7 aprile 2018
ore 18.00
Cinema Boldini
ingresso 5€
(4€ con biglietto festival Riaperture)

in collaborazione con Arci Ferrara

Riaperture presenta il documentario Koudelka fotografa la Terra Santa (Koudelka Shooting Holy Land), un dialogo affascinante tra composizioni mozzafiato, quelle cinematografiche di Gilad Baram e quelle fotografiche di Josef Koudelka, uno tra i più grandi fotografi viventi, celebre membro dell’agenzia Magnum. Koudelka, cresciuto dietro la cortina di ferro, arriva davanti alla barriera israeliana quarant’anni dopo il suo reportage dell’invasione sovietica di Praga nel 1968.

L’appuntamento è fissato per sabato 7 marzo, ore 18, al Cinema Boldini, per un evento in collaborazione con Arci Ferrara.

L’evento fa parte del programma del festival di fotografia di Riaperture: www.riaperture.com/festival/programma

Sinossi
Per cinque anni, nel corso di diverse visite protratte dal 2008 al 2012, il giovane fotografo e regista israeliano Gilad Baram ha accompagnato il celebre fotografo dell’agenzia Magnum Josef Koudelka nel suo lungo viaggio in Terra Santa, fornendo assistenza, supporto logistico e traduzioni, dalle 7 del mattino fino alla scomparsa della luce. L’esperienza sembra avergli segnato la vita in molti modi, non solo professionalmente, fornendogli l’occasione di realizzare il documentario che affianca le fotografie in bianco e nero scattate da Koudelka, ai filmati che riprendono il processo creativo e solitario di uno dei più grandi maestri viventi della fotografia, a Gerusalemme est, Hebron, Ramallah, Betlemme e in vari insediamenti israeliani dislocati lungo il percorso della barriera che separa Israele e Palestina.

Il regista
Gilad Baram è fotografo, artista visivo e regista documentario, vive e lavora tra Berlino e Gerusalemme.  Koudelka fotografa la Terra Santa, girato mentre faceva da assistente al maestro, è il suo debutto come regista.

Capii che dovevo cercare di adottare il suo modo di guardare il mondo. Ho cominciato a rallentare e sviluppare un linguaggio visivo che fosse più connesso alla fotografia e meno all’immagine in movimento, stabilizzando la mia videocamera su un treppiede e lasciando che Koudelka si muovesse nella composizione, il che fu la chiave. Stavo trovando il modo di connettere l’immagine in movimento con quella fissa, fotografica. Una volta presa questa via, è stato un lungo procedere a tentativi ed errori, osservando e imparando. Questo film è un risultato di questo processo. […]
Josef mi ha fatto una sola domanda – cosa avessi imparato durante il nostro tempo insieme e durante il mio lavoro a questo film. La prima cosa a cui ho pensato è stata che avevo imparato a guardare, su più livelli. In senso fotografico, guardare alla composizione, alle luci, alle location, e così via, ma ho anche imparato a osservare alcune cose a cui mi era stato insegnato di non guardare. Questo tempo con Josef ha aperto una finestra per me, mi ha permesso di prendere davvero il tempo necessario per guardare, lasciando a ciò che vedevo il tempo di “risuonare”.